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il nuovo numero dell'Ecologist

CAMPI ELETTROMAGNETICI (CEM) E SALUTE

di Ernesto Burgio e Marinella Correggia

Sempre più frequentemente cittadini preoccupati e inquieti chiedono al
medico informazioni e rassicurazioni sui possibili effetti per la propria
salute di alcune tecnologie innovative ed altamente invasive (campi elettromagnetici,
biotecnologie genetiche, nanotecnologie).
Tecnologie che hanno prepotentemente cambiato in pochi anni la
nostra vita e sembrano in grado di trasformare in modo radicale e imprevedibile
tanto l’ambiente, quanto i delicati meccanismi ed equilibri metabolici
degli esseri viventi, frutto di milioni di anni di lenti adattamenti evolutivi.
Sarebbe difficile negare che a questo enorme sviluppo tecnologico
non sempre si accompagnano un’adeguata crescita scientifico-culturale ed
una sufficiente capacità/volontà di valutazione dell’impatto ambientale/
sanitario e di prevenzione del danno. Per questo motivo eminenti scienziati
ed ecologi cercano da anni di mettere in guardia nei confronti di quello
che rischia di trasformarsi in un gigantesco esperimento planetario,
pericoloso in proporzione alla nostra ignoranza dei complessi equilibri
eco-sistemici propri dei singoli esseri viventi e dell’intera biosfera. Fra i
tanti argomenti che provocano inquietudine e dibattiti accesi un posto di
rilievo ha assunto il tema dell’inquinamento elettromagnetico, legato
essenzialmente alla diffusione vertiginosa della telefonia cellulare.
Neppure l’altra vexata questio ambientale/sanitaria del momento, la
problematica OGM/biotech genetico, ha suscitato un dibattito altrettanto
acceso tanto in campo scientifico, che in ambito divulgativo/mediatico
(con un impatto assolutamente irrilevante tanto sulle vendite – anzi aumentate
– che sulle disposizioni pubbliche). E come già in altri simili frangenti
– benzene, amianto, diossine, BSE – mentre “apocalittici e integrati”,
ottimisti e catastrofisti ad oltranza si accusano a vicenda di allarmismo
ingiustificato e di complicità con le corporations, comuni cittadini e addetti
ai lavori (medici, biologi, giornalisti) incontrano enormi difficoltà a
orientarsi e a documentarsi sul problema. E questo per almeno due ordini
di motivi: perché si tratta di valutazioni difficili e complesse e perché
sono in gioco enormi interessi economici che rischiano di condizionarle
pesantemente. Per affrontare in modo corretto e approfondito un argomento
così controverso, bisognerebbe avere molto spazio a disposizione.
Ci limiteremo quindi a tracciare un breve quadro orientativo.
La moda del cellulare è dilagata in tutto il mondo in pochissimi anni bambini
e adulti, ricchi e poveri… con l’esclusione dei poverissimi e forse di
alcuni ultra-ricchi e di una sempre più esigua minoranza di resistenti, che
non accettano di essere costretti a dipendere, per evitare l’esclusione dal
circuito della comunicazione dominante, da questo minuscolo congegno
che ancora quindici anni fa sarebbe sembrato roba da fantascienza e che
ancora cinque anni fa era oggetto di commenti ironici.
Pare che gli utenti siano circa 2 miliardi, come a dire un sapiens sapiens
su tre; che in Italia ci sia già più di un cellulare a testa; che manager e vip
non possano averne meno di tre. Per quanto concerne i nostri ragazzi, il
90% dei 14/18enni, pur dovendo in genere accontentarsi di uno, lo tiene
acceso anche a scuola e di notte sul comodino e passa buona parte del proprio
tempo a telefonare e soprattutto a digitare e leggere messaggini. Per
non parlare delle torme di ragazzini preadolescenti di ambo i sessi che si
aggirano in piccoli gruppi, per le strade delle nostra città, da Trento a
Ragusa, armati di cellulare e pronti a premere tasti per comunicare con i
lontani più che con i vicini.
Non suonano più il campanello dell’amico, perché l’sms (short message
service), è molto meglio, come assicurano anche l’adolescentologo e il
mass-mediologo: un sms è molto più creativo di un semplice trillo. Sui
treni quasi nessuno legge più il giornale o scrive una lettera a mano: tutti
digitano cortissime frasi in codice o comunicano ad alta voce i più intimi
segreti della propria esistenza. Così anche lo psico-sociologo può gioire:
perché il cellulare frantuma timidezze e barriere socioculturali, accrescendo
la partecipazione, contribuendo a organizzare manifestazioni pre-elettorali
contro governi bugiardi (vedi il caso spagnolo) e a coordinare campagne
anticonsumistiche e marce pacifiste. E intanto, sui tetti dei palazzi,
i ripetitori spuntano come funghi, anche perché chi accetta di installarli
riceve un bel gruzzolo dalle ditte di telefonia mobile e si avvantaggia della
zona d’ombra dell’antenna, mentre le onde più intense investono i palazzi
circostanti.
Soltanto qualche resistente ad oltranza si ostina ad avanzare critiche,
che non sembrano impensierire più di tanto gli affezionati utenti: i telefonini
sarebbero pericolosi strumenti di controllo sociale, induttori di psicodipendenza
e di una nuova mania, perniciosa ed ultrainvasiva, causa di inaridimento dei rapporti umani, di pigrizia mentale e fisica e persino di
un progressivo distacco dalla lingua italiana (gli sms, tanto amati dagli adolescenti,
destrutturano il loro linguaggio, riducendo a segni le parole e impoverendo
i ragionamenti). Senza dimenticare i danni per l’ambiente (inutile
spreco di risorse, proliferazione di rifiuti elettronici) e per la salute
(stress cronico, elettrosmog attivo e passivo)… visto che qualcuno di questi
nostalgici dei tempi andati, di quando in ogni bar ed angolo di strada si
poteva trovare un telefono funzionante, si spinge fino a sostenere che l’uso
prolungato del cellulare potrebbe indurre fenomeni di straniamento dal
reale, in tutto simili all’ipnosi, e che in Danimarca è stato già aperto un
reparto ospedaliero per la cura dalla dipendenza dal telefonino (in particolare
dagli sms).
Bisogna dire che la gran parte degli utenti non sembra prestare soverchia
attenzione alle insinuazioni di questi pervicaci neo-luddisti. Tanto più
che è opinione dominante che le vere fonti di inquinamento siano altre: a
cominciare dalle migliaia di molecole di sintesi, molte delle quali sicuramente
tossiche, sospese nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo,
nel cibo che siamo costretti a ingurgitare ogni giorno e che irritano le
nostre mucose respiratore e gastrointestinali, tengono in allarme continuo
i nostri macrofagi e linfociti, spingono le nostre cellule a produrre e liberare
citochine e neuromediatori, adrenalina e serotonina, costringono le
aggrovigliate spirali del nostro DNA a continui riadattamenti e riparazioni.
Tanto più che la stragrande maggioranza degli esperti sostiene che persino
il termine elettrosmog sia del tutto antiscientifico; che le indagini epidemiologiche
più serie abbiano, al limite, documentato la pericolosità di
alcune stazioni emittenti radiotelevisive e degli elettrodotti posti nel bel
mezzo dei centri abitati, mentre non c’è alcuna prova certa che un uso sensato
dei cellulari possa arrecare seri danni alla salute.
Ma la sparuta schiera degli “irriducibili” non demorde e seguita a parlare
di inquinamento da elettrosmog attivo e passivo, sostenendo: che ogni
passaggio di energia determinerebbe nello spazio circostante un’alterazione
dei valori del campo elettromagnetico naturale; che per la prima volta
nella storia dell’umanità milioni di persone sarebbero sottoposte a campi
elettromagnetici ad altissima frequenza ed intensità, per 24 ore al giorno e
per 365 giorni l’anno; che gli abitanti di una qualsiasi città moderna sarebbero letteralmente trafitti da quantità di onde elettromagnetiche per metro
quadro “da un milione a un miliardo di volte più alte che nel 1950”. E che
in questo pre-apocalittico contesto proprio la telefonia mobile rappresenterebbe
la minaccia più concreta, dal momento che in pochi anni, con la
connivenza degli enti locali, i gestori hanno potuto coprire di antenne l’intero
territorio nazionale (non a caso si è spesso parlato di “antenna selvaggia”)
e che i singoli telefonini cellulari emettono radiazioni non ionizzanti
nel campo delle microonde fra 900 e 1800 MZ (megahertz), frequenze
simili alle emissioni delle antenne radio-televisive e a quelle di forni a
microonde, stazioni satellitari e radar.
E intanto si estende a vista d’occhio la rete ancor più fitta dei ripetitori
Umts, necessari ad alimentare la terza, emergente generazione di telefonini:
quelli che oltre alle normali telefonate e all’invio di sms permettono
collegamenti a internet, video-telefonate, invio di e-mail, fax e fotografie,
raccolte dati e visione di programmi televisivi… e che per funzionare a
dovere devono trasmettere a frequenze notevolmente più elevate, intorno
ai 2450 megahertz (che, secondo alcuni recenti studi, potrebbero spezzare
le delicate spirali del DNA). Senza contare che, mentre taluni “esperti”
si ostinano a negare e a gettare acqua sul fuoco, chi abita nei pressi di
impianti di telefonia mobile soffre con sempre maggior frequenza di mal
di testa, nervosismo, insonnia e persino di attacchi di panico e che alcuni
medici sostengono che l’elettrosmog esiste ed è causa di sterilità, aborti,
impotenza, patologia immunomediata e tumori (leucemie, linfomi non-
Hodgkin, tumori cerebrali).
Insomma la contrapposizione tra apocalittici/luddisti e cellularisti/
massificati va avanti ad oltranza da anni; gli esperti dicono tutto e il
contrario di tutto, contraddicendosi e smentendosi a vicenda; i comitati
anti-elettrosmog cercano vanamente di rallentare l’avanzata trionfale di
“antenna selvaggia”; le normative sono carenti, permissive, contraddittorie
e gli enti di controllo non sembrano fortemente impegnati a farle
rispettare, anche a causa dei pesanti condizionamenti, che nel caso dei
CEM sono particolarmente rilevanti, vista l’enormità del business collegato
all’espansione vertiginosa e planetaria della telefonia mobile e ai relativi
investimenti...