IL SESTO NUMERO DE L'ECOLOGIST E' IN VENDITA IN LIBRERIA

il nuovo numero dell'Ecologist

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PRESENTAZIONE

di Giannozzo Pucci

Come esempio della conversione culturale e pratica che questo volume
sottolinea, riassumo qui quattro punti focali:
• la riscoperta del diritto naturale come fondamento di ogni
legislazione e comportamento personale e sociale;
• la illegittimità etica e giuridica di ogni legge o trattato locale, regionale,
nazionale o internazionale in contrasto col diritto naturale e perciò la
legittimità della disobbedienza a leggi di questo tipo, cioè contro natura,
da chiunque emanate;
• l’etica ecologica come punto d’incontro fra tutte le religioni;
• le posizioni assunte dalla Chiesa Ortodossa ed espresse nell’ intervento
di S.S. Bartolomeo I° Patriarca di Costantinopoli, di cui la L.E.F.
pubblicherà il volume di messaggi ed encicliche, che diventano un
passaggio essenziale del dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica nel
cammino verso l’unificazione.
Questi punti possono favorire una rivoluzione, sia sul piano personale che
su quello civile, di immensa portata, una rivoluzione senza la quale il nostro
orizzonte sembra pieno di crescenti sofferenze e disastri.
Fin dalle prime classi elementari veniamo abituati a guardare alla natura
come a una realtà materiale dove la verità coincide con quella scientifica, a
sua volta fondata su misure tecnologiche e complicate teorie che sfuggono
alla comprensione delle persone semplici. Si viene così educati a delegare agli
esperti la realtà e a ritenere che guardare attraverso cannocchiali, microscopi,
macchine fotografiche, o da ripresa dia una corona di nobiltà al mondo naturale,
che visto a occhio nudo o col tramite degli altri 4 sensi sarebbe troppo
primitivo, antiscientifico e da temere. Si tratta di una vera e propria ideologia
che incanta le masse né più né meno di come le perline di vetro o i fuochi d’artificio
incantavano gli indigeni ai primi contatti con gli europei.
Alle grandi domande: cos’è l’uomo, da dove veniamo, dove andiamo, qual
è il senso dell’esistenza, le risposte dell’ideologia scientifica sono banali, incapaci di suscitare alti ideali. Che l’uomo sia un mero tubo digerente e riproducente
non era mai stato sostenuto da nessun popolo, per quanto primitivo
potesse essere.
Le popolazioni paleolitiche ancora viventi, come i boscimani del Kalahari,
gli aborigeni australiani, gli indios amazzonici, ecc., hanno concezioni più
ricche. Il metropolita Giovanni di Pergamo, nel suo intervento in Amazzonia
fa una forte dichiarazione a favore non solo della dignità umana dei popoli
paleolitici ma addirittura della loro superiore conoscenza da cui dobbiamo
imparare. La sistematica despiritualizzazione dell’esistenza ha reso ogni cosa sfruttabile
e manipolabile per trasformarla in merce. Occuparsi degli effetti, tralasciando
le cause ultime, è coltivare l’illusione che la civiltà del benessere e
della libertà tecnologica possa smettere di sprecare, avvelenare l’acqua, l’aria
e la terra. La macchina moderna non può essere riformata, perché il suo normale funzionamentocontrasta con la natura.
È paradossale che il pensiero religioso, per oltre due secoli considerato
retaggio di un oscuro passato, si riveli oggi la fonte primaria di imperativi etici
capaci di innescare una via d’uscita dal disastro ecologico prodotto dall’ideologia
della modernità.
Buona parte di questo volume è dedicata al mondo cristiano e cattolico.
Lo scontro avvenuto fra la Chiesa di Roma e la modernità nei secoli 18° e
19°, di cui echeggiano gli scritti di Ruskin, Chesterton, Belloc, Benson, Knox,
Arthur Penty, fino a Gandhi, rappresenta un’importante riferimento.
Nelle parole di don Lorenzo Milani “…ciò che oggi è vietato ai minori nei
cinema del mondo fra 5 anni lo proietteranno le suore all’asilo…ed io dunque
m’ero fatto prete per correre verso il male sulla stessa strada e un passo
indietro a quel poverino di Giovanni, capo comunista del paese? Se io correrò
ancora con lui vorrò stargli sempre un passo avanti”. (Esperienze Pastorali,
LEF, pag.134)Ci sono condanne di papi ottocenteschi, bollate di retrive, che oggi
si rivelano nella loro ratio in grande anticipo sui tempi. Mi riferisco
ai giudizi negativi di Gregorio XVI° sulla ferrovia, primo passo di
un’analisi etica sulla non neutralità della tecnologia. Anche molte proposizioni
condannate da Pio IX° nella Allocuzione Maxima quidam
del 9 giugno 1862 sono state responsabili dei disastri del ‘900 come le
seguenti: “L’umana ragione, senza tenere in nessun conto Dio, è l’unica
arbitra del vero e del falso, del bene e del male, è legge a se stessa e
con le sue forze naturali basta a procacciare il bene degli uomini e dei
popoli” e ancora “Lo stato come origine e fonte di tutti i diritti, gode
di un diritto tale che non ammette confini”. Nel rifiuto di simili dogmi
modernisti si sente l’eco di principi teologici perenni come: “è profondamente
errato ritenere che, riguardo alle verità di fede, sia indifferente
cosa si pensi del creato, purché si abbia una conoscenza esatta di
Dio…poiché un errore sulla natura della creazione si riflette sempre in
un’errata nozione di Dio” (S.Tommaso d’Aquino).
Liberarsi degli errori sulla natura della Creazione significa quindi
far rinascere in noi anche la giusta nozione di Dio: tutto ciò può
avere grandi conseguenze nelle scelte di vita personali e sociali, come
ad esempio: realizzare un’economia stabile, senza sviluppo, dove i
bisogni fondamentali siano soddisfatti, ma quelli voluttuari vagliati,
dove ogni forma d’inquinamento sia abbattuta all’origine, cioè nelle
forme di produzione, dove l’esistenza all’aperto sia privilegiata fin da
bambini, dove l’agricoltura familiare cioè la vita in campagna sia liberalizzata
e ritorni ad assumere il suo vero ruolo di fonte della cultura
del paese, dove rinascano tutti i mestieri artigiani, unica alternativa
alla proletarizzazione che deve essere diminuita, ritrovino libertà e il
massimo sviluppo. Insomma per un paese consumista una carriera alla
rovescia verso una simbiosi con la natura da uomini di fede.